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Aquilone d'Irlanda

Ultimo Aggiornamento: 16/06/2010 23:26
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Città: FIRENZE
Età: 41
Sesso: Femminile
16/06/2010 23:26

E’ vero che per trovare se stessi a volte bisogna prendere e partire?
Che si possano ritrovare i propri occhi negli occhi di gente che non si è mai vista prima e che non si vedrà mai più? Che per respirare ancora possa servire far svestire i propri pensieri da un cielo lontano?
Chissà.
Lei però se ne era convinta il giorno stesso in cui aveva deciso di prendere treno, aereo, e in quattro e quattr’otto partire. Per l’Irlanda. Non certo una meta scelta a caso, ma “la” meta, quella terra dai cui colori e magia era sempre stata attratta, pur non avendovi mai messo piede. Era come se quel paese le avesse sempre lanciato un invisibile richiamo, che inevitabilmente veniva fuori da ogni immagine, da ogni video, da ogni canzone che in qualche modo la riguardasse. E ora l’Irlanda, la sua Irlanda, sarebbe diventata realtà.
Fu una leggera pioggerellina a darle il benvenuto, assieme ai 17°C di Cork, quindici in meno rispetto a Roma e non potè fare a meno di sorridere mentre scendeva dall’aereo. Pensò che si, ce l’aveva fatta, era davvero lì. E il grigio di quel cielo le sembrò dolcemente più luminoso di quello attuale del suo animo.
Più volte in quelle settimane continuava a ripetersi quel mantra “Sono in Irlanda, sono in Irlanda”, quasi a volersene convincere, sia quando doveva in fretta e furia infilare il suo K –way giallo per ripararsi dalla pioggia, sia quando magari dieci minuti dopo, poteva sciattamente appallottolarlo nel suo zaino e godersi, improvviso, l’azzurro spettacolo del cielo. O la sera, quando sdraiata sul prato retrostante la sua casa appena fuori Cork, chiacchierando, scura alla mano, con i suoi compagni d’avventura, si ritrovava persa ad osservare quelle migliaia di puntini luminosi a cui le nuvole dopo la mezzanotte puntualmente cedevano il posto. Più volte anche al ritorno a casa, avrebbe pensato a quelle notti stellate, a quelle lucciole sospese su di lei, così basse che a fatica le sue mani dovevano trattenersi dall’afferrare.
E poi quel verde. L’avrebbe cercato una volta lontana da lì, ma quello “smeraldo” che ti inebriava la vista, che ti entrava dentro come nuova linfa, non l’avrebbe trovato fuori dei confini della terra di Erin.
Nuova linfa. Ecco cosa era stato per lei quel paese, la “terra dei folletti e delle fate”. In quei giorni Irlandesi non aveva pensato a niente, eppure aveva capito tante cose. Era come se l’Irlanda dai capelli rossi, proprio come i suoi, l’avesse presa per mano e, cullandola coi suoi colori, risvegliandola col suo vento freddo, addormentandola con le sue stelle, le avesse dato la forza per riprendere in mano la sua vita.
Lì, seduta su quel muretto sulle rive del Lee, che aveva scelto per salutare quel paese prima di ripartire, si scorgeva un aquilone nel vento. Le venne in mente “Kite” degli U2. E si rese conto di quanto simili fossero, lei e quell’aquilone. La verde Erin aveva tenuto il filo di quell’aquilone, le aveva permesso, quasi senza accorgersene, di tornare nella brezza. Si, doveva essere andata così. Ora era tornata a respirare. Sapeva che la paura di cadere, rischio che l’aquilone corre in ogni istante, è ben poca cosa rispetto all’ebbrezza di volare nel vento. “Who’s to say where the wind will take you, who’s to say what it is will break you?” cantava Bono in Kite. Ed aveva ragione.
E’ proprio vero dunque. Che a volte per trovare se stessi bisogna partire. Che negli sguardi lentigginosi di gente sconosciuta si possano scorgere i propri occhi. Che per tornare a respirare possa servire lasciarsi andare, come un aquilone, nel vento di un cielo lontano.
Ma soprattutto che il vento per far volare questo aquilone, bisogna aver la forza di scorgerlo in ognuno di noi. Sotto qualunque cielo ci si trovi, qualsiasi stella si afferri, su qualsiasi prato ci si sdrai.
E non è certo un caso che a questa consapevolezza lei ci sia giunta, anzi, io ci sia giunta, in questa terra che considero anche un po’ mia, l’Irlanda, e che regge il filo di quell’aquilone che ora ho impresso sulla pelle.
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